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venerdì 29 settembre 2017

Proteste silenziose: dal pugno chiuso all'inginocchiarsi durante l'inno nazionale

settembre 29, 2017 0 Comments
Ho sempre sostenuto che per far valere le proprie ragioni non occorresse urlare, insultare o sfasciare vetrine ed automobili. Lo sostengo fin dai tempi della scuola, quando ho sempre partecipato ed organizzato eventi in sordina, senza che fosse necessario che l'intero istituto sapesse chi ci fosse dietro. Agli scioperi, da quando ho potuto (perché per i primi due anni se non entravo in classe a casa erano guai seri) ero presente ma non in prima fila (non ho mai avuto la voce adatta per urlare slogan :) ) e soprattutto non mi é mai piaciuto stare al centro dell'attenzione.


Sognavo fin da allora un mondo in cui fossero le proteste civili e pacifiche a cambiare il mondo e non le guerre. 




Senza entrare nel merito di quanto utopico sia questo pensiero, volevo ricollegare questa mia indole sognatrice e pacifista fino al midollo a quanto sta accadendo negli Stati Uniti. Nel paese che dovrebbe essere un rifugio sicuro per tutti gli uomini liberi (come recita il loro inno nazionale e la loro Costituzione), le forme di discriminazione sono ancora troppe. Anche un solo tipo di discriminazione é vergognosa, figuriamoci più di una.

giovedì 23 febbraio 2017

Etica e morale: il mio modesto parere su ciò che osservo.

febbraio 23, 2017 0 Comments
La cronaca nazionale mi mette al corrente, giusto ieri, di questa notizia relativa all'assunzione di due ginecologi al prestigioso ospedale San Camillo di Roma. Il dettaglio che é salito agli onori della cronaca é stata l'esplicita ricerca di medici non obiettori.

Questo post canalizza tutta la mia rabbia per la futile polemica scatenata in merito a questa notizia dai vescovi della CEI, dai cosiddetti "medici cattolici" e da uno stuolo di persone piene di rabbia, convinte che le donne siano tutte delle superficiali sprovvedute.

Superfluo specificare, dopo queste premesse, da che parte della barricata mi pongo io.

mercoledì 14 dicembre 2016

Il nobel a Dylan: una riflessione sul discorso di ringraziamento

dicembre 14, 2016 0 Comments

Breve premessa: storia di due annunci




  • Quando venne annunciato Bob Dylan come vincitore del Nobel per la letteratura, fui una dei tanti che difese questa scelta da subito, convinta che un paroliere sia un artista tanto quanto un romanziere e che una canzone non abbia minore dignità di un poemetto. Si fa letteratura anche scrivendo canzoni, secondo il mio personale ed umile parere, quindi premiare Dylan non era nemmeno troppo rivoluzionario. Troppo facile giustificare questo pensiero citando Mogol o De Andrè, maestri dell'uso delle parole prestate alla musica, al di là del gusto personale; altrettanto inutile fare paragoni con altri.

  • Quando Bob Dylan ha annunciato che non si sarebbe presentato per ritirare il premio durante la cerimonia ufficiale, ho invece storto il naso. Dopo le polemiche e le autorevoli voci che hanno criticato la scelta del comitato, non mi aspettavo né il silenzio immediatamente successivo all'annuncio né un defilarsi così repentino dalla cerimonia.



Mi é sembrato da subito un atteggiamento un po' snob, irrispettoso. Sono stata tra coloro che ha "accusato" il menestrello di "tirarsela un po' troppo", pensando che si sentisse in qualche modo superiore. Poi ho visto stralci della cerimonia, svoltasi il 10 dicembre scorso, con la superba esibizione di Patti Smith (sempre meravigliosa) che si emoziona sulle note di "A Hard Rain's A-Gonna Fall". In quell'occasione viene letto anche il discorso che lo stesso Dylan ha preparato per l'occasione.