venerdì 29 settembre 2017

Proteste silenziose: dal pugno chiuso all'inginocchiarsi durante l'inno nazionale

settembre 29, 2017 0 Comments
Ho sempre sostenuto che per far valere le proprie ragioni non occorresse urlare, insultare o sfasciare vetrine ed automobili. Lo sostengo fin dai tempi della scuola, quando ho sempre partecipato ed organizzato eventi in sordina, senza che fosse necessario che l'intero istituto sapesse chi ci fosse dietro. Agli scioperi, da quando ho potuto (perché per i primi due anni se non entravo in classe a casa erano guai seri) ero presente ma non in prima fila (non ho mai avuto la voce adatta per urlare slogan :) ) e soprattutto non mi é mai piaciuto stare al centro dell'attenzione.


Sognavo fin da allora un mondo in cui fossero le proteste civili e pacifiche a cambiare il mondo e non le guerre. 




Senza entrare nel merito di quanto utopico sia questo pensiero, volevo ricollegare questa mia indole sognatrice e pacifista fino al midollo a quanto sta accadendo negli Stati Uniti. Nel paese che dovrebbe essere un rifugio sicuro per tutti gli uomini liberi (come recita il loro inno nazionale e la loro Costituzione), le forme di discriminazione sono ancora troppe. Anche un solo tipo di discriminazione é vergognosa, figuriamoci più di una.