Il nobel a Dylan: una riflessione sul discorso di ringraziamento
Breve premessa: storia di due annunci
- Quando venne annunciato Bob Dylan come vincitore del Nobel per la letteratura, fui una dei tanti che difese questa scelta da subito, convinta che un paroliere sia un artista tanto quanto un romanziere e che una canzone non abbia minore dignità di un poemetto. Si fa letteratura anche scrivendo canzoni, secondo il mio personale ed umile parere, quindi premiare Dylan non era nemmeno troppo rivoluzionario. Troppo facile giustificare questo pensiero citando Mogol o De Andrè, maestri dell'uso delle parole prestate alla musica, al di là del gusto personale; altrettanto inutile fare paragoni con altri.
- Quando Bob Dylan ha annunciato che non si sarebbe presentato per ritirare il premio durante la cerimonia ufficiale, ho invece storto il naso. Dopo le polemiche e le autorevoli voci che hanno criticato la scelta del comitato, non mi aspettavo né il silenzio immediatamente successivo all'annuncio né un defilarsi così repentino dalla cerimonia.
Mi é sembrato da subito un atteggiamento un po' snob, irrispettoso. Sono stata tra coloro che ha "accusato" il menestrello di "tirarsela un po' troppo", pensando che si sentisse in qualche modo superiore. Poi ho visto stralci della cerimonia, svoltasi il 10 dicembre scorso, con la superba esibizione di Patti Smith (sempre meravigliosa) che si emoziona sulle note di "A Hard Rain's A-Gonna Fall". In quell'occasione viene letto anche il discorso che lo stesso Dylan ha preparato per l'occasione.